Nuovi paesaggi, nuove prospettive
Valdaora (BZ), 19/20 Luglio 2024
L’idea: due giorni di formazione tra i monti. I protagonisti: noi di WABi. La location: l’hotel Bärenhotel, noto anche come “l’Hotel dell’Orso”.
Ma questa è un’altra storia, partiamo invece da una definizione. Cos’è un team building? Dall’aziendalesimo “fare squadra”, il team building consiste nel passare del tempo insieme a colleghe e colleghi facendo alcune attività, dette di formazione, preferibilmente in un contesto non lavorativo e in un abbigliamento più rilassato.
Pare che quest’estate vadano molto le Birkenstock con i calzini viola. Sicuramente molto comode, forse poco WABi.
Soprannominato OOO, l’Out Of Office è un momento ideale per guardarsi indietro per poi guardare avanti.
È un’occasione per condividere risultati, obiettivi e progetti. È un palco per mettersi in gioco, da soli, in coppia, in gruppo. Per spararla grossa, per ascoltare. Per rispondere alle domande più importanti, che in fondo sono da sempre le stesse: da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo.
Per farlo serve un linguaggio comune: i numeri.
Ne abbiamo dati parecchi in due giorni a oltre mille metri di quota. Si è parlato dei 14 anni di WABi e di quelli che devono ancora venire, di fatturato (siamo pur sempre veneti che lavorano anche con Milano), collaboratori e sedie che mancano (buon segno, siamo sempre di più). Di capelli che c’erano e che non ci sono più. Di colleghe che sono una ma contano per due. Di saune fatte e da fare, chili presi per colpa del buffet, birre addebitate a una camera piuttosto che a un’altra e via così.
Abbiamo contato, dunque. Ma cosa conta tutto questo?
Tradotto: cosa serve a un’agenzia, a un posto di lavoro, una scampagnata di due giorni? E soprattutto, cosa ci rimane una volta tornati a valle?
Ecco quattro lezioni che ci portiamo a casa.
La narrazione è soltanto una via, non il risultato. È un percorso che inizia da un qualcosa di condiviso. Gli si dà forma, cioè la trama, e poi gli si imprime un certo stile, il proprio: così si crea una storia.
Perché questa sia forte e non mirabolante, verosimile e non gonfiata e quindi distante da chi l’ascolterà, si devono cercare quei perché più profondi che ci muovono. Quelle esperienze che, anche senza saperlo, abbiamo in comune. Per farlo si comincia dall’ascolto.
Che in WABi l’essere una buona forchetta sia una soft skill apprezzata è già risaputo. Ma c’è dell’altro: avere gli occhi più grandi della bocca serve anche alla scrivania e pure quando giriamo nel mondo lì fuori.
Significa avere curiosità. Fame di esperienza e voglia di realizzare qualcosa che non si è ancora provato, ma per cui non si ha paura di sbagliare. Stonare e improvvisare durante un karaoke a tradimento di fronte a tutta l’agenzia è un buon modo per iniziare.
È stato uno dei leitmotiv del weekend. Michele, il nostro coach, ci ha spiegato come il cervello faccia previsioni basate sulla memoria. Lo stesso concetto è stato ripreso dal padrone di casa venerdì sera: quando ha ereditato l’albergo dal padre, si è ispirato al passato per immaginare cosa avrebbe potuto realizzare un domani. Abbiamo fatto altrettanto.
Ci vuole anche gusto e testa bassa. Creatività e coraggio. Limiti e un forte desiderio di superarli. E ancora, testa e pancia.
Gli ingredienti per un buon lavoro possono essere infiniti e pure tutti riconducibili a una sola parola: WABi. Il fascino nascosto che si cela nell’ordinario, la bellezza discreta che sfugge al primo sguardo, ma che accarezza ogni istante della vita.
Il nostro mestiere è riconoscere questo bagliore e trasformarlo in un’esperienza. Lo facciamo in agenzia, dai nostri clienti e ora pure in montagna. Da qui, FROM BRAND TO EXPERIENCE.
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